facebook
youtube
tiktok
whatsapp

MARCO GUBBINI

No potho reposare

2013-11-25 06:00

Marco Gubbini

Racconti, andrea parodi, tazenda, no potho reposare,

No potho reposare

E capita che spesso le domeniche le passi dentro un pullman che ti porta in trasferta. E capita che spesso te ne stai appoggiato con la testa al fines

E capita che spesso le domeniche le passi dentro un pullman che ti porta in trasferta. E capita che spesso te ne stai appoggiato con la testa al finestrino con in testa le cuffie. E capita che devi studiare un brano da suonare, perché si deve regalare un pezzo di Sardegna al pubblico del tuo prossimo concerto.
Poi capita che rimani folgorato sia dal pezzo, sia da chi lo interpreta.

 

Andrea Parodi è stato un uomo fortunato.
Fortunato un uomo che muore di tumore a cinquantuno anni? Non lo dico mica io. Lo ha detto lui.
 

Andrea è stato il cantante dei Tazenda. Un’apparizione a Sanremo con Bertoli e poi solo Sardegna. Un talento e una voce infiniti.
Fortunato di aver potuto regalarsi l’ultimo concerto sapendo che sarebbe stato l’ultimo. Ventitrè giorni prima di morire! L’esigenza di un artista, la sua droga, è regalare emozioni alla gente. Allora pensate ad un artista vero che si racconta, sapendo che non ne avrebbe avuto più occasione.
Finito. Sfinito. Ridotto pelle ed ossa. In quel concerto Andrea ha regalato una lezione di vita che non sembra umana, tanto è stata profonda e coraggiosa.
Una parola ripetuta mille volte: Grazie.
"Grazie alla vita, che mi ha regalato una moglie così, che si è ritrovata ad accudire tre bambini: i miei due figli e me, che sono ormai tornato ad aver bisogno di essere lavato e portato a letto. Grazie alla vita che mi ha donato questa voce, che mi ha permesso di comunicare con tanta gente che non conosco. Grazie alla vita, perché la fortuna è solo uscire di casa con quello che ti serve: io c’ho avuto la mia voce. A me serviva solo quella. Sono stato strafortunato, perché ho fatto nella mia vita quello per cui sono nato: la musica".

 

Andrea ha chiuso quel concerto con una straordinaria canzone sarda vecchia di cento anni. Lui che amava la sua terra alla maniera dei sardi: alla follia. Poi ha chiamato sul palco sua moglie, chiamandola “la mia vita”.
Guardate questo video, ascoltate questa canzone. Soffermatevi sull’ultima nota. Quest’uomo, innamorato pazzo della musica, sapeva che era veramente l’ultima nota che usciva dalla sua voce innaturale, per quanto era bella. Emozionatevi.
Impariamo da Andrea che la vita è come un amore vero. Non è possibile smettere di esserne innamorati. Anche quando sai che ti sta tradendo e che presto non ci sarà più.

 

© Marco Gubbini 2013